Bella, fredda, ricca di architettura ma anche fortemente legata a miti e leggende. Essa fa parte del cosiddetto triangolo della magia bianca, insieme a Praga e Lione, e triangolo della magia nera, con Londra e San Francisco.
Perché?
Si dice che sia situata, geograficamente parlando, su di un
flusso di energie che si intersecano esattamente sul 45° parallelo,
segnato dall’obelisco che si trova in piazza Statuto, anche detto “Porta dell’inferno”. Inoltre, secondo gli esoteristi, piazza Castello
è ritenuto il luogo più positivo della città (nel punto di congiunzione
tra i due Dioscuri Castore e Polluce di Palazzo Reale) mentre piazza Statuto è tristemente deputata al male ed alla confluenza di energie negative.
Quindi:
Secondo le teorie esoteriche, Torino Magica deve essere divisa in due zone, una bianca e una nera. La parte “bianca” e positiva della città ha il suo cuore in Piazza Castello (dove si trova la Sindone nel Duomo, la Grande Madre e la Mole Antonelliana). La zona “nera” invece si colloca in Piazza Statuto, il cuore nero della Torino Magica, esattamente a Ovest dove tramonta il sole. Inoltre la città è percorsa da due fiumi: la Dora, con connotazione femminile, e il Po, maschile. Questi due fiumi, con il loro scorrere sotto la città, porterebbero correnti energetiche opposte, quelle positive da un lato e negative dall’altro. Torino magica poi perché la città coincide con i vertici di due triangoli esoterici, quello della magia bianca e della magia nera.
Abbiamo poi la teoria delle linee sincroniche della comunità di Damanhur, che attesta l’esistenza di flussi di energia che circonderebbero e attraverserebbero il nostro pianeta conferendo tratti “magici” a determinate zone, come nel caso di Torino o Praga. Coloro che non credono a questa versione magica e misteriosa di Torino, attribuiscono questo appellativo ai disastrosi rapporti tra la curia romana e la famiglia Savoia, soprattutto durante il Risorgimento, quando la città venne definita come “diabolica” per il suo atteggiamento anti-clericale (ad esempio a fine Ottocento nasce qui l’associazione per la cremazione).
Perché Torino si chiama così e qual è
il legame con la figura del toro?
Tra le leggende italiane ce n’è una,
che si perde nei tempi in cui, nei boschi selvaggi dell’antico Padus (il
fiume Po), viveva un drago feroce. Terrorizzava i
villaggi spargendo fuoco e fiamme, era un vero flagello e, per gli
abitanti, si trattava di una questione giornaliera di sopravvivenza. Era
necessario sconfiggerlo, ma come? Le popolazioni deciso di ricorrere a un toro.
Scelsero il più forte, gli fecero bere un magico intruglio di acqua e
di vino e lo portarono nel bosco dove viveva il drago. La lotta tra le
bestie fu molto violenta, il toro fu colpito a morte ma, allo stesso
tempo, abbatté il drago, liberando così le popolazioni. Il suo
sacrificio fu fondamentale per la vita di quelle genti.
Ma la natura magica della città nasconderebbe anche altro.
Si dice ci siano tre grotte alchemiche, considerate addirittura dei “portali interdimensionali”.
Nessuno sa esattamente dove si trovino o meglio ci sarebbero solo tre
persone in tutta Europa a conoscere questo segreto. Probabilmente però
questi tre luoghi sono situati nei sotterranei di Piazza Castello o di Palazzo Madama o vicino i Giardini Reali.
Questo spiegherebbe perché, molto persone dopo aver visitato questi
luoghi, sostengano di sentirsi meglio, di provare una sensazione di
benessere. Inoltre, a dimostrazione che le tre grotte potrebbero essere
sotto Palazzo Madama, ci sono anche le biografie di Nostradamus, Paracelsio e altri. E in più, il mago Apolonnio di Tyana, sembrerebbe aver nascosto un potentissimo talismano, la pietra filosofale
(dotata di tre proprietà fantastiche: conferire l’immortalità, far
acquisire una conoscenza assoluta del passato e del futuro, del bene e
del male e infine la possibilità di trasformare in oro i metalli) in una
delle tre grotte.
La storia che facilità l'immaginario collettivo:
Le origini di Torino risalgono al tempo degli egizi.
Fu fondata infatti da Fetonte, figlio di Iside dea della magia, che
decise di collocare qui, dove si incontravano i fiumi Dora e Po, un
centro di culto al dio Api che gli antichi egizi rappresentavano con le
sembianze di un toro.
La città è stata da sempre luogo di interesse per tutto ciò che riguardasse l’alchimia e l’arte divinatoria.
Torino è stata visitata da grandi alchimisti come Nostradamus, Conte di
Saint Germain, Cagliostro e Fontanelli. Proprio a Torino, nel 1903,
nacque Gustavo Adolfo Rol, uno dei più importanti e controversi veggenti
e sensitivi della storia. Lo ricorda una targa posta in via Silvio
Pellico 31, dove egli visse per la maggior parte della sua vita. La stessa famiglia Savoia ha costruito 5 edifici che, secondo l’architettto austriaco Mueller, vanno a formare delle linee immaginarie che disegnano un pentacolo.
Si tratta della Reggia di Venaria, Castello di Moncalieri, Castello di
Rivoli, Basilica di Superga, Riserva di caccia di Stupinigi. Dunque
nella sua stessa struttura la città sabauda porta in sé il mistero e
l’esoterismo.
Ma analiziamo più da vicino le varie zone:
Piazza Statuto:
Piazza Statuto è la prima tappa di Torino Magica, il cuore nero della città e il luogo più negativo in assoluto per vari e diversi motivi. Innanzitutto questa piazza coincide con il vertice del triangolo di magia nera di cui la città farebbe parte. Ma non finisce qui. Storia e leggenda si intrecciano in un’interpretazione oscura di questo luogo. Gli antichi romani infatti avevano collocato in questa zona della città la necropoli e la vallis occisorum, ossia il patibolo dove venivano giustiziati i criminali. A
Ovest, dove tramonta il sole e predominano le tenebre, queste potevano
essere le uniche attività possibili. Sotto il laghetto della fontana,
posta al centro della piazza, troviamo lo snodo centrale delle fognature
che, nell’antichità, venivano chiamate “cloache” ossia “bocche dell’inferno”. Tutti elementi che aggiungono connotati negativi al luogo.
La
piramide di cui si compone la fontana è costruita con la roccia stessa
del traforo Frejus (a cui la stessa è dedicata), nel corso della cui
realizzazione molti minatori persero la vita. Per
capire se davvero la porta dell’inferno si trova in piazza Statuto,
dobbiamo concentrarci sulla cima dell’opera, dove troneggia l’angelo
della scienza, il «genio alato». Le virgolette sono volute:
secondo gli amanti del mistero, non si tratterebbe dell’angelo che
sottolinea il trionfo della scienza contro la forza bruta della natura,
ma dell’angelo ribelle per eccellenza: Lucifero. Come si può notare, lo
sguardo dell’angelo è rivolto verso la terra e anche le sue mani
indicano il suolo, lì dove Lucifero sarebbe stato precipitato da Dio.
Ecco perché la porta dell’inferno potrebbe essere in piazza Statuto,
sotto uno dei tanti tombini.
In oltre, il genio alato, non si è sempre presentato sotto la stessa forma
in cui lo vediamo oggi. Sì, perché fino a qualche anno fa sulla testa
dell’angelo vi era un pentacolo rovesciato. Il pentacolo, che secondo
alcune teorie pagane è il simbolo dell’anticristo, è letteralmente
scomparso: non è chiaro se sia stato qualcuno a rubarlo o se la
sparizione sia da attribuire al maltempo, sta di fatto che da diversi
anni non è più presente sul monumento. L’ennesimo mistero di una statua
che tra leggende e realtà sinistre, potrebbe nascondere diversi segreti.
Il più grade di tutti? La porta dell’inferno nel cuore di Torino, in
piazza Statuto.
Piazza Castello:
L’energia scorre tra le vie di questa
città, il tutto parte da Piazza Castello dove il Palazzo Reale ha un
ruolo cruciale, la sua possente cancellata che con le sue statue dei
Dioscuri delimita un punto magico, come una linea immaginaria che divide
il bene dal male. Infatti gli esoterici affermano che l’epicentro
dell’energia positiva sia da dove sorge Palazzo Reale, dai Giardini
Reali alla fontana dei Tritoni, questo è il punto della magia bianca.
Torino è una città nella città, esiste
una parte visibile quella in superficie, ma molti non sanno che al di
sotto di essa esistono chilometri di cunicoli e gallerie, secondo gli
esoterici in un punto della città precisamente sotto Piazza Castello si
trovano tre grotte Alchemiche, accessibili da sei punti diversi, tre tra
i quali non conducono a niente, si dice siano state create per
disorientare i più curiosi, ma esistono altri tre punti di accesso che
in realtà condurrebbero proprio ad esse. Secondo la leggenda le grotte
Alchemiche sono luoghi di massima concentrazione di energia dove i
pensieri dell’inconscio possono essere materializzati, si narra che il
principe Umberto sia riuscito a penetrare nella prima, le sue paure
pochi giorni dopo vennero materializzate, fu ucciso a Monza.
Nelle vicinanze tra le imponenti mura del Duomo è custodia La Sacra
Sindone, il telo che avvolgeva il corpo di Gesù dopo la crocifissione,
oggi uno dei più importanti simboli della fede cristiana. Si narra che
esistano altri monili cristiani molto importanti custoditi all’interno
di alcuni edifici cristiani della città , nella Basilica di Maria
Ausiliatrice si suppone che venga conservata una croce fatta con il
legno della croce di Gesù, nella chiesa di Santa Maria in Piazza si
vocifera ci sia l’unico quadro che ritrae il vero volto della Madonna
dipinto da San Luca, in una località segreta, nelle vicinanze della
chiesa, la leggenda narra che sia conservato il velo della Madonna.
Allineata con piazza Castello un po più in là attraversato il Po
troviamo la chiesa della Gran Madre di Dio, una straordinaria leggenda
esoterica narra che con la presenza a Torino della Sacra Sindone sia
legata ad essa la presenza del Graal, i principali indizi secondo alcuni
sono custoditi nelle due statue situate di fronte la chiesa, due donne,
una a destra che rappresenta la religione con sulla fronte il triangolo
con l’occhio divino (ben noto anche come simbolo massonico). Mentre la
donna di sinistra rappresenta la fede, regge con la mano destra un
calice che per alcuni rappresenta il Graal, mentre lo sguardo della
statua ne indicherrebbe il luongo di sepoltura.
Fontana Angelica di Piazza Solferino:
La fontana venne chiamata Angelica per volere del Ministro Bajnotti che
negli anni Venti, alla sua morte, lasciò 150mila lire per farla
costruire in memoria dei suoi genitori. La collocazione iniziale
prevedeva che la fontana fosse eretta di fronte al Duomo di Torino, in
piazza San Giovanni, ma poi si cambiò la location optando per piazza
Solferino. Lo scultore Giovanni Riva modificò al volo il progetto perché
il volto di una delle due statue maschili guardasse verso Oriente,
punto sacro da cui sorge il sole: una simbologia di energia positiva.
La fontana di piazza Solferino è formata da quattro statue, due
femminili e due maschili, quelle che secondo la leggenda nascondono il
significato magico e i simboli nascosti della massoneria. Sono quattro
dicevamo, esattamente come le stagioni: ci sono le due donne che
rappresentano la primavera e l’estate, l’amore sacro e quello profano,
poi ci sono i due uomini, figure leggendarie che in primis rappresentano
l’autunno e l’inverno. Queste ultime due statue sono Boaz e Jaquim, i
guardiani delle colonne d’Ercole che sin dagli albori della civiltà
erano poste all’ingresso di luoghi sacri, misteriosi e ignoti. In
massoneria Boaz e Jaquim sono uno dei simboli più riconoscibili della «fratellanza».
Dalle colonne che reggono esce l’acqua della fontana, il simbolo per
eccellenza della indispensabile purificazione e anche elemento del nuovo
battesimo che fa rinascere l’uomo e lo instrada sulla via iniziatica.
Guardando bene la fontana, si può disegnare un rettangolo perfetto tra i
due guardiani Boaz e Jaquim. Anche in questo caso non sarebbe frutto
della casualità. Quella forma geometrica così perfetta rappresenterebbe
il cuore del mistero della fontana Angelica, una soglia invalicabile per
i profani, oltre la quale c’è una dimensione sconosciuta.
Portone del Diavolo:
In via XX settembre si trova la sede della Banca Nazionale del Lavoro.
Fin qui nulla di strano, se non che, sul suo portone di legno, si trova
una testa di diavolo con due serpenti in bocca. Questa sarebbe la
testimonianza che il portone, sorto in maniera improvvisa, sia stato
costruito in una notte proprio dal demonio e che il palazzo si in realtà
la casa del Diavolo.
Si narra che, quella notte, un apprendista stregone avesse invocato le forze oscure e Satana. Il Diavolo, scocciato da questa invocazione, decise di punire lo stregone imprigionandolo dietro il portone che lui non riuscì mai ad aprire.
Non è l’unica leggenda legata a questo magico portone. Una delle più
famose risale al 1790. Il palazzo appartenne per un breve periodo a
Marianna Carolina di Savoia. Si racconta che durante una sfarzosa festa
in maschera una danzatrice sia caduta a terra pugnalata alle spalle. Non
si trovò mai il colpevole né venne mai più rinvenuta l’arma del
delitto. Come se non bastasse, quella stessa notte si abbatté sulla
città un temporale fortissimo che spense di colpo le luci nel palazzo
durante la festa e fece scappare gli invitati. Inutile aggiungere che
poi, qualche tempo dopo, venne avvistato un fantasma che si aggirava per
le stanze del palazzo.
Gli occhi del Diavolo:
Alla base di questo palazzo si trovano delle strane fessure a forma di occhi, che dovevano essere dei punti di sfiato e/o di illuminazione per i locali nel sottosuolo. Negli anni, a causa della loro strana forma, si è diffusa la credenza che si tratti degli occhi del diavolo e che questo sia un altro luogo fortemente intriso di cariche negative.
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